A Cagliari il Convegno Nazionale degli AGI sul “Lavoro Sicuro”. Firmata una convenzione con i giuslavoristi di Grecia e Spagna per scambi e formazione. La cronaca dei tre giorni

1 novembre 2025

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A Cagliari il Convegno Nazionale degli AGI sul “Lavoro Sicuro”. Firmata una convenzione con i giuslavoristi di Grecia e Spagna per scambi e formazione. La cronaca dei tre giorni

Si è aperto giovedì pomeriggio a Cagliari, presso il Palazzo dei Congressi, il Convegno Nazionale di AGI (Avvocati Giuslavoristi Italiani) dal titolo il “Lavoro Sicuro”.


«C’è bisogno di un radicale cambio di prospettiva, sia nel modo di pensare alla sicurezza sia negli strumenti di tutela – ha sottolineato la presidente nazionale di AGI Tatiana Biagioni nel suo intervento di apertura – in un mondo del lavoro in profonda trasformazione, la sicurezza non è più da intendersi soltanto come protezione dal danno fisico ma anche come “prevenzione” emotiva e psicologica: stress, burnout, isolamento, fragilità mentale sono questioni di cui dobbiamo iniziare a occuparci seriamente». «La sicurezza, poi, non deve più essere solo un adempimento normativo, un insieme di misure tecniche da mettere in atto nel timore di pene e sanzioni – prosegue la Presidente – queste ultime sono certamente necessarie, così come servono controlli efficaci, ma per un lavoro sicuro abbiamo bisogno soprattutto di cultura, prevenzione, progettazione inclusiva che deve tener conto della persona nella sua interezza, fisica e psichica, e del contesto in cui vive e lavora».

Quindi il saluto del presidente del CNF Francesco Greco, in collegamento da remoto: «L’Avvocatura è viva e partecipe, pronta ad affrontare le sfide che l’attendono. Ne è prova il numero straordinario di circa 2500 iscritti al nostro prossimo Congresso Nazionale di Torino, senza precedenti. Questo successo è anche merito delle associazioni forensi, che infondono linfa e vitalità all’Avvocatura: tra queste, AGI si distingue per l’impegno costante e per la forza della propria specializzazione. Il taglio e i contenuti di questo Convegno sono di grande rilievo: il tema della sicurezza sul lavoro resta oggi di stringente attualità e di estrema gravità, poiché gli incidenti continuano a essere una delle principali piaghe che colpiscono il mondo del lavoro. Un’Avvocatura seria e matura non può limitarsi alla sola attività difensiva nelle aule di giustizia: deve partecipare attivamente alla vita del Paese. Abbiamo le competenze giuridiche per approfondire i temi che riguardano il diritto e per contribuire, con proposte concrete, al lavoro del legislatore. Le nostre riflessioni e analisi nascono dallo studio dei testi, ma trovano applicazione quotidiana nella pratica professionale, trasformandosi in un contributo reale alla crescita del sistema giuridico e sociale».

A seguire l’intervento di Giuliana Murino, presidente di AGI Sardegna: «In un mondo del lavoro che cambia, variano anche i rischi lavorativi e i soggetti che necessitano di maggior tutela. Le nuove forme di organizzazione lavorative possono incidere sulla qualità del lavoro e sulla salute e sicurezza comportando rischi e sfide di nuovo tipo che devono essere anticipati e affrontati per garantire la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Valutare correttamente questi rischi e individuare le strategie per affrontarli comporta una visione generale e non settoriale della sicurezza - separata dal contesto aziendale - cioè quella della sicurezza come elemento coessenziale dell’organizzazione dei vari processi produttivi e risultato della loro qualità ed efficacia. Un ambiente di lavoro sicuro richiede una combinazione di regole rigorose, una formazione efficace dei lavoratori e un solido programma di controllo sanitario. Investire nella sicurezza non solo protegge lavoratori e lavoratrici, ma migliora la reputazione aziendale, riduce i costi legati agli infortuni e favorisce un ambiente lavorativo più produttivo e soddisfacente per tutti».

Quindi l’avvocato Giuseppe Bassu ha ricordato il giurista Salvatore Satta a 50 anni dalla morte.

A seguire, Maria Annunziata, presidente Cassa Forense, sempre in collegamento, ha fornito una fotografia dell’Avvocatura. «I numeri ci dicono che quest’anno c’è stato un considerevole aumento delle cancellazioni e una “resistenza” alle nuove iscrizioni: nel 2024 abbiamo avuto un numero di iscrizioni di avvocate di 3.345, quest’anno – anche se il dato è parziale – siamo a 1.783. Anche le nuove iscrizioni degli uomini sono calate da 2.427 a 1.358. In questo momento così delicato e con una categoria così vasta e diversa, parliamo di una platea di 240.000 avvocati che va da un estremo all’altro perché continuiamo ad avere 90.000 professionisti con reddito inferiore a 20.000 euro e solo il 7 per cento con un reddito superiore a 100.000, la Cassa deve essere in grado di ripensare e potenziare il welfare attivo: abbiamo le risorse e dobbiamo impiegarle per le esigenze di tutti».

La parola è quindi passata a Mario Scialla, coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, che ha sottolineato la vitalità dell’Avvocatura. «La Cassa parla di una evidente rarefazione dei numeri delle iscrizioni, ma l’interesse per la politica forense rimane alto come dimostrano gli iscritti al Congresso e le 317 mozioni presentato. C’è tanta voglia di politica e questo è un motivo di grande soddisfazione che deve spingere l’evoluzione dell’Avvocatura. Abbiamo già raggiunto grandi risultati, penso all’equo compenso o alla separazione delle carriere, tema sul quale siamo già impegnati nelle campagne referendarie; ma il risultato di cui sono più orgoglioso, una battaglia dell’OCF, è stato quello di rinviare, per ora solo di un anno ma ci auguriamo che si intervenga ancora più pesantemente, sulla legge Orlando, sulla riforma sull’ampliamento delle competenze del giudice di pace».

Quindi Matteo Pinna, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari, sull’attualità del tema congressuale: «Oggi il diritto del lavoro intercetta la modernità come pochi altri e cerca di interpretarla e governarla nell’impatto sui diritti e sulle tutele. “Lavoro sicuro” è quello in cui i principi costituzionali trovano nuove forme di tutela a fronte di una transizione tecnologica senza precedenti, caratterizzata da dematerializzazione e delocalizzazione, i cui effetti osserviamo ogni giorno. Il diritto del lavoro è chiamato oggi a “riscrivere sé stesso” per evitare che dietro la modernità digitale e organizzativa si celino nuove forme di subordinazione o sfruttamento, difficili da individuare con gli strumenti tradizionali».

Infine Rosanna Mura, presidente del CPO dell’Ordine Avvocati Cagliari: “Oggi il concetto di tutela si amplia sempre più, includendo beni immateriali. Penso, per esempio, a tutto l’ambito delle molestie sul lavoro – alle quali, giustamente, sarà dedicata grande attenzione – ma anche, in senso positivo, all’evoluzione del concetto di salute: non più soltanto assenza di malattia, ma ricerca di benessere. Tradotto nel contesto lavorativo, questo significa ampliare le tutele immateriali e rafforzare il welfare. Dal punto di vista delle pari opportunità, ciò si traduce nella possibilità, per ciascuna e ciascuno, di trovare il proprio spazio nel mondo del lavoro senza dover rinunciare alla vita privata».

Al termine dei saluti istituzionali si è tenuto il dialogo “L’Avvocatura: analisi e prospettive. Le associazioni specialistiche in Europa”. La prima sessione, moderata dalla giornalista Maria Carla De Cesari de Il Sole 24 Ore, ha visto la partecipazione di Luisa Corazza, professoressa ordinaria di Diritto del lavoro all'Università del Molise, Patrizia Corona, vicepresidente CNF, e Maurizio Scarparo, delegato della Cassa Forense dove è componente della Commissione Bilancio e Patrimonio e del Gruppo di lavoro “esperti in informatica”; la seconda sessione, coordinata dal giornalista Errico Novi de Il Dubbio, ha invece coinvolto Tatiana Biagioni, presidente AGI, Kostis Bakopoulos, avvocato membro del consiglio direttivo greco dell'Associazione Europea degli Avvocati del Lavoro; e Ana Gómez Hernández, avvocata, presidente dell'Associazione Nazionale degli Avvocati del Lavoro in Spagna (ASNALA) e presidente della Sezione di Diritto del Lavoro dell'ICAM (Istituto Spagnolo di Diritto del Lavoro).

A conclusione c’è stata la firma della convenzione che sancisce la collaborazione tra AGI e le associazioni giuslavoristiche greche e spagnole in ottica di studio e formazione. «Nello statuto di AGI – ha sottolineato Biagioni – formazione e “apertura” verso le realtà europee occupano un ruolo centrale. Questa convenzione rappresenta un primo passo concreto per costruire una rete di avvocati e avvocate europei che si occupano di diritto del lavoro e per offrire ai più giovani l’opportunità di svolgere percorsi formativi presso studi legali stranieri. Oggi il diritto europeo è parte integrante della nostra attività professionale: questo accordo segna l’avvio di un percorso volto a strutturare una formazione realmente europea. L’obiettivo è avviare un processo che ci porti oltre i confini nazionali, consentendo a tutti – giovani e meno giovani – di conoscere da vicino come si lavora negli studi legali del resto d’Europa».


La seconda giornata 


La seconda giornata del Convegno nazionale degli Avvocati Giuslavoristi Italiani  AGI – a Cagliari è stata dedicata proprio al tema centrale dell’evento con tre “Dialoghi”, il primo su: “Lavoro sicuro, nuovi rischi, tutele ed effettività del sistema”, il secondo su “Sicurezza e promozione della salute nei luoghi di lavoro: il sistema e i suoi attori” e il terzo, nel pomeriggio, su “Molestie e violenze nei luoghi di lavoro”.
 
La prima sessione con Aldo Bottini, avvocato ed ex presidente nazionale di AGI, e Patrizia Tullini, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Bologna, è stata moderata dal giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini.
 
«Numeri impressionanti, 3 morti al giorno sul lavoro – ha sottolineato Bottini – ma c’è un barlume di speranza sul funzionamento del sistema della prevenzione perché gli incidenti non aumentano e siamo sotto la media europea. Il dato preoccupante è quello dell’incidenza degli infortuni in itinere e fuori dall’azienda: aumentano, se li andiamo a sommare arriviamo al 42% degli infortuni mortali. Come giuslavoristi il tema ci riguarda, ci chiede di estendere il perimetro dei provvedimenti unilaterali o negoziati anche al di fuori dei cancelli dell’azienda». «Il dovere di prevenzione dei rischi, se applicato correttamente, richiede di mitigare il rischio di infortuni fuori azienda magari con un’organizzazione più accurata o riducendo il numero di lavoratori impiegati al di fuori dell’azienda – ha detto Tullini – la sicurezza che ci serve non è quella delle macchine, delle attrezzature di lavoro, ma quella dell’organizzazione aziendale e dei processi organizzativi. Dietro i fattori di rischio ci sono precise scelte aziendali che si possono, e devono, modificare».
 
E infine sulla contrattazione e la responsabilità. «La contrattazione collettiva perde grip sui lavoratori perché c’è più consapevolezza del proprio potere negoziale. Ma parlando di individui non dobbiamo dimenticare la responsabilità individuale nei confronti della sicurezza, non va dimenticata nel momento in cui la giurisprudenza tende a escludere il concorso di colpa del lavoratore. Ci dovrebbe essere un atteggiamento molto più severo e rigoroso verso chi non rispetta le regole», ha detto Bottini. «La contrattazione collettiva può e deve avere un ruolo soprattutto se consideriamo la sicurezza collegata ai fattori organizzativi. Sul concorso di colpa, temo che ci sia una sorta di retropensiero che porta ad avvicinare il tema del concorso di colpa del lavoratore nell’infortunio al concorso di colpa negli infortuni stradali. Ma la situazione è molto diversa, perché datore di lavoro e lavoratore non hanno gli stessi obblighi in materia di sicurezza, le posizioni giuridiche non sono sullo stesso piano», ha concluso Tullini.
I lavori della mattina sono proseguiti con la tavola rotonda “Sicurezza e promozione della salute nei luoghi di lavoro: il sistema e i suoi attori” moderato da Maria Teresa Salimbeni, professoressa di Diritto del Lavoro dell’Unione europea dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Hanno partecipato: Cinzia Callà, professoressa di biochimica clinica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Stefano Orsini, Group Risk, Asset Protection, Info Security and EHS Director di EssilorLuxottica; Paolo Pascucci, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università di Urbino Carlo Bo; Francesca Re David, segretaria confederale Cgil; Silvia Sanasi, dirigente Medico presso Ministero della Salute.
«Accanto all’approccio tradizionale della tutela della salute e sicurezza che si estrinseca nella prevenzione obbligatoria, sta emergendo un approccio più soft basato sulla volontarietà che considera il lavoratore anche al di là dell’organizzazione in cui lavora e il giurista non può non interrogarsi sul rapporto tra queste due forme di tutela – ha sottolineato Pascucci – la contrattazione collettiva ha una funzione strategica fondamentale nel promuovere ulteriori misure che possono essere accolte in azienda. In questo contesto il medico competente ha un ruolo cruciale perché la sua attività può incidere sugli stili di vita della persona che possono riflettersi sul lavoro».
 
Sulle strategie aziendali per promuovere una cultura della sicurezza “olistica”, Orsini: «Come facciamo a far capire che di sicurezza non ci si deve occupare e preoccupare solo una volta varcata la soglia aziendale? In Luxottica abbiamo attivato corsi di formazione svincolati dal contesto aziendale. Per esempio, corsi di benessere sulla postura o sulla sicurezza stradale visto il numero di incidenti in itinere».
 
«Il Ministero della Salute - ha detto Sanasi – ha un ruolo di primo piano nel fornire linee di indirizzo e assicurarsi che vengano seguite. Troviamo al centro i LEA dove c’è una sezione dedicata alla prevenzione con un budget del 5% del fondo sanitario a cui si vanno ad aggiungere ulteriori finanziamenti. Gli aspetti di tutela e sicurezza sul lavoro hanno un ruolo primario visto che il lavoratore passa la maggior parte della sua vita in un contesto lavorativo e la figura del medico competente ha un ruolo centrale nell’avvicinare il lavoratore alla sicurezza e ai controlli ma anche a un’ottica più ampia di salute che abbraccia pure i rischi generici fuori dal lavoro».
 
«La medicina sta cambiando il suo approccio – ha spiegato Callà – la medicina di iniziativa, nello specifico, ha un approccio proattivo che valuta prevenzione e gestione delle malattie. Ma chi sono gli attori di questa medicina? I team multi-specialistici, certo, ma anche il paziente stesso che partecipa attivamente al fine di ottenere una medicina sempre più personalizzata, che è proprio l’obiettivo di noi medici del terzo millennio. Questa medicina di iniziativa viene traslata anche nell’ambito della medicina del lavoro e il medico competente, attraverso i dati di laboratorio, può organizzare meglio la sorveglianza sanitaria».
 
«Siamo in un mondo digitale, ma molto poco delle tecnologie è usato per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori. Noi siamo assolutamente a favore di questo impiego – ha conclusoRe David – quello che contestiamo è l’idea che i sindacati possano essere esclusi dalla consultazione sulla sicurezza, perché sicurezza e privacy sono due concetti che possono benissimo stare assieme se si vuole. Si dice che l’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori non serve più perché tutti hanno a cuore la sicurezza, ma i datori di lavoro non sempre la mettono al centro per questioni di costi e tempi di produzione. I tagli alla sanità hanno comportato tagli alla medicina preventiva del lavoro, abbiamo pochi ispettori, pochi medici del lavoro nelle ASL. Abbiamo un’ottima legislazione, ottimi esempi nei contratti nazionali, ma l’applicazione è un’altra cosa».
 
Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con il dialogo “Molestie e violenze nei luoghi di lavoro” coordinato dalla giornalista del Domani Giulia Merlo, con Francesco Bilotta, avvocato; Paolo De Angelis, procuratore presso il Tribunale di Cagliari; Floriana Nasso, avvocata giuslavorista; Domenico Tambasco, avvocato giuslavorista.
 
Tambasco ha illustrato i dati per inquadrare il tema: «La media delle donne che in Europa hanno subito molestie sul lavoro è del 31%. Altro dato interessante: le donne vittime di violenza sono 4,5 volte più degli uomini. La maggior parte delle violenze è di tipo verbale, quelle fisiche sono minoritarie. Poi, solo il 37,3% denuncia attraverso canali ufficiali, le altre ne parlano ma non denunciano perché hanno paura di ritorsioni, temono l’incertezza sugli esiti della denuncia, hanno paura di non essere credute. Le molestie sul lavoro si connotano per essere un fenomeno di genere, hanno natura immateriale anche nelle conseguenze. E c’è pure una differenza culturale, con alcuni paesi come la Svezia dove oltre il 50% delle donne ha denunciato una violenza contro, per esempio, l’Italia dove sono meno del 15%».
 
Sullo stesso tema, Nasso ha commentato: «Il dato preoccupante delle indagini INAIL e ISTAT è che le molestie sessuali in percentuale molto alta non vengono denunciate. Perché c’è scarsa consapevolezza per una questione culturale e mancanza di fiducia nel sistema di giustizia. E ancora il timore di una sorta di “evitamento sociale” in ambito lavorativo».
 
De Angelis ha invece avanzato una suggestione: «Il tema è molto ampio e avrebbe a che fare anche con quel concetto di impresa etica su cui spesso ci si confronta. Abbiamo norme bellissime in materia di prevenzione tra cui il documento di valutazione dei rischi che dovrebbe includere, ma ovviamente è uno sforzo interpretativo, anche i meccanismi di prevenzione dei delitti o dei reati che vengono commessi all’interno dell’organizzazione oppure dall’esterno verso l’interno. Nel momento in cui si crea una normativa anche interna di natura contrattuale quell’obbligo “morale” si trasforma in obbligo giuridico. Ma il vero argomento dove si confronta tutela penale del lavoro ed esercizio di violenza è il caporalato, che è un reato dove la violenza è insita nello stesso rapporto di lavoro».
 
Infine, in una riflessione giuridica sul concetto di molestie, Bilotta ha spiegato che: «L’articolo 117 primo comma della nostra Costituzione prevede che il legislatore debba introdurre nel nostro sistema delle norme che siano rispettose della Costituzione, ovviamente, ma pure delle norme europee e delle convenzioni internazionali che l’Italia ha sottoscritto. In questo senso, l’articolo 26 del codice delle pari opportunità definisce come discriminazioni le molestie intese come comportamenti indesiderati. Ma la convenzione internazionale dell’OIL sull’eliminazione delle molestie e della violenza nel mondo del lavoro parla invece di comportamenti inaccettabili. Dall’indesiderato il comportamento diventa inaccettabile e l’inaccettabilità ha una connotazione sì relazionale ma più oggettiva, che dipende strettamente dal contesto in cui l’azione si svolge».
 
Nel pomeriggio i quattro workshop, che hanno chiuso la giornata dei lavori: “Sicurezza informatica e diritti dei lavoratori: forme di tutela e compliance normativa”; “Sicurezza e tecniche di risarcimento del danno alla persona”; “Sicurezza, persona e organizzazione: dagli accomodamenti ragionevoli alle nuove dimensioni spazio-temporali del lavoro”; “Sicurezza sociale e nuove tecniche di imputazione delle responsabilità nelle filiere nazionali e globali”.

L’ultima giornata del Convegno nazionale di AGI – Avvocati Giuslavoristi Italiani a Cagliari si è aperta con il dialogo Sicurezza sociale, istruzione e aggiornamento delle competenze tra impresa e mercato” moderato da Jean Marie Del Bo, vicedirettore dal Sole 24 Ore, con Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro presso l'Università Bocconi di Milano, e Fabrizio Spada, responsabile delle Relazioni istituzionali del Parlamento europeo in Italia, a Roma.
 
Affrontando il tema dei salari, Spada ha sottolineato che «In Italia sono rimasti molto indietro rispetto agli altri paesi europei. Credo che questo fatto sia dovuto al tentativo delle imprese di rimanere competitive nell’ambito dell’Unione Europea: hanno compresso il costo del lavoro per “bilanciare” l’elevato costo dell’energia, le tante inefficienze strutturali come una PA molto lenta, i tanti i costi che si devono assumere rispetto alle imprese straniere. Naturalmente ciò rappresenta un problema perché spinge tantissimi ragazzi di talento ad abbandonare l’Italia e questo zavorra il sistema nel suo complesso». Alla questione salariale contribuisce anche il lavoro nero, ha evidenziato Del Conte: «Il lavoro sommerso è un problema drammatico che pone l’Italia troppo lontana dalla media dei paesi europei virtuosi. Il fenomeno contribuisce alla depressione del valore dei salari perché è una concorrenza sleale al ribasso sul costo del lavoro. Con gli strumenti di informazione che abbiamo a disposizione oggi non è difficile intercettarlo, manca la volontà».
 
Sul ruolo dell’Europa nella promozione del lavoro, Spada ricorda il contributo del fondo sociale che «va a finanziare tutta una serie di iniziative di formazione, di sostegno per i giovani, di scambio di esperienze lavorative, banche dati, circolazione dei lavoratori. Ma non dimentichiamo che il vero motore del lavoro è la crescita economica».  E sul tema della formazione, Del Conte ha rimarcato che l’Italia ha «mancato di creare una governance della formazione, non abbiamo mai costruito una formazione trainata dai fabbisogni di competenze delle imprese». È d’accordo Spada, che aggiunge come in tal senso «alcuni miglioramenti siano stati fatti anche se è innegabile che le risorse potevano essere impiegate in maniera più intelligente, anche perché in Italia c’è una sottovalutazione della formazione professionale che è inquietante».
 
Entrando nell’attualità e parlando di manovra finanziaria, Del Conte ha spiegato che: «Il “sistema” dei bonus non ha una visione di tipo strutturale e spesso questi bonus non vengono nemmeno sfruttati perché sono costruiti in modo da sembrare una concessione, ma poi sono impossibili da utilizzare. Credo che andrebbero progressivamente assorbiti in misure strutturali semplici, universalistiche che, per esempio, portino finalmente a una riduzione del cuneo fiscale, previdenziale in via strutturale e che siano quindi accessibili a tutti».
 
E sulla crisi demografica italiana, Spada non crede che sarà il vero problema del lavoro nei prossimi anni, mentre Del Conte si è soffermato sulla necessità di rivedere le politiche sull’immigrazione e la partecipazione di donne e giovani al mercato del lavoro attraverso politiche attive e di formazione.
 
I lavori del Convegno si sono conclusi con il dialogo “Etica, responsabilità e nuove tecnologie” moderato da Peter Gomez, direttore de Il Fattoquotidiano.it, con Angela Condello, professoressa in Filosofia del diritto all'Università degli Studi di Messina, eGiovanni Maria Flick, ex presidente della Corte costituzionale.
 
Sugli impatti dell’IA, Flick ha sottolineato: «I vantaggi ci sono ma hanno un costo cioè sottrarre all’uomo quello che è un compito fondamentale della convivenza: decidere cosa sia giusto e sbagliato, questo per me è il primo problema da affrontare. Il Consiglio Nazionale Forense sta provando a porre requisiti molto tassativi e molto precisi alla figura dell’aiutante IA, ma la decisione è sempre responsabilità del giudice».
 
E sui riflessi dell’IA sul lavoro, Condello: «Come diceva Heidegger, e cioè che l’essenza della tecnica non è mai solo qualcosa di tecnico, anche l’essenza del lavoro non è solo il salario. È l’identità sociale. In questo senso, l’IA nel lavoro non è solo qualcosa che polarizza perché potenzialmente può creare tanti poveri e pochissimi ricchi, ma lasciando molte persone inattive può produrre a livello esistenziale un disinvestimento nelle relazioni».
 
«Dobbiamo riconoscere alla tecnologia gli valori enormi che ha, ma non mitizzarla distruggendo attraverso la sua esaltazione quelli che sono i fondamenti dell’identità umana – ha concluso Flick – e nel fondamento dell’identità umana c’è prima di tutto il rapporto con gli altri. Non c’è dubbio che il lavoro cambierà profondamente ma la nostra Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e questo discorso presuppone l’importanza enorme e irrinunciabile della riserva di umanità».
 
La presidente nazionale AGI, Tatiana Biagioni, ha chiuso i lavori ringraziando tutti gli ospiti e i relatori e dando appuntamento al prossimo anno a Lecce.


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